I libri ai tempi di Hitler: “La bambina che salvava i libri”, di Markus Zusak.

 
Come in tutti i campi anche nell’ universo dei libri esistono vere e proprie mode: vuoi per passaparola, vuoi per logiche del mercato editoriale, alcuni romanzi diventano più che best seller. Tutti ne parlano, tutti lo comprano. Specialmente se in seguito al grande successo diventano pellicole per le masse. “Storia di una ladra di libri” di Markus Zusak ( il titolo originario pre-film è “La bambina che salvava i libri”) è stato uno quei romanzi. Solitamente rifuggo come la peste casi del genere. Non certo per snobismo, ma perché nella maggior parte dei casi prendo delle sonore cantonate. In secondo luogo, perché i libri sono un fatto molto personale, come un profumo: sta bene solo a chi si riconosce in quelle sfumature. Con i libri è un po’ la stessa cosa: dal momento che condivido con loro buona parte del mio tempo libero, ho bisogno di scegliere quelli adatti a me. Per molto tempo durante i miei pellegrinaggi in libreria sono passata, come al solito, oltre lo scaffale dei libri più venduti per andarmi a rifugiare nel mio angolo preferito. Fino a che un giorno, assecondando la mia passione per le storie ambientate nel periodo della seconda guerra mondiale, mi sono detta: perché no? E quindi l’ho letto, e mi è piaciuto. Ora, vista la diatriba che questo romanzo ha aperto da quando è uscito, provo a spiegare perché. Non sono una critica letteraria, penso si sia capito, ma solo una lettrice come tante che in più ha voglia di condividere l’amore per i libri, e che per questo motivo ha aperto un blog. Per cui giudico principalmente in base alle sensazioni che un libro mi trasmette, anche se questo non prescinde dallo stile e dalla forma che per me sono altrettanto fondamentali….un libro scritto con uno stile da quinta elementare difficilmente riesce a trasmettermi qualcosa, se non la voglia di richiuderlo subito. Ne ho letti tanti, so riconoscere un libro camuffo. Ma torniamo al romanzo di Markus Zusak. Cominciamo col dire che l’io narrante è un personaggio molto particolare, che non voglio svelare perché magari esiste ancora qualcuno che non ha letto il libro né visto il film e che non gradirebbe la soffiata .
 
 
 
ribbon-1202758_960_720-1-1Siamo nella Germania nazista del 1939, Liesel ha solo undici anni quando la sua vita viene stravolta da vicende estremamente dolorose: lei e suo fratello minore sono costretti, a causa della persecuzione di Hitler nei confronti dei “Kommunist”, a separarsi dalla madre naturale. Per questo motivo vengono affidati ad una famiglia di estranei, ma Il piccolo non sopravvive al viaggio e muore di stenti prima di arrivare a destinazione. La madre affidataria di Liesel è una donna coriacea e severa, mentre Il padre è un uomo molto amorevole che comprende la ragazzina, le sta accanto quando di notte si sveglia in preda agli incubi e le insegna a leggere con dedizione e infinita pazienza. Liesel cresce in una Berlino terrorizzata e al tempo stesso affascinata dalla figura di Hitler, e fa quello che volente o nolente è il suo compito: entra a far parte della gioventù hitleriana e proprio con indosso quella divisa commetterà il suo primo furto, sottraendo alle fiamme delle S.S. un libro giudicato nemico del regime e pericoloso per il popolo.
 
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I libri sono necessari a Liesel perché solo in essi trova la forza per resistere alle atrocità che la vita le ha posto dinanzi, è solo nella potenza delle parole che trova coraggio e sostegno. La sua vita scorre come una qualsiasi ragazzina del popolo berlinese, tra povertà e doveri verso il regime, fino a quando la sua famiglia non sarà costretta a nascondere in cantina un giovane fuggiasco ebreo a cui suo padre è legato da una promessa importante mai dimenticata. Da quel momento in poi tutto cambierà, la guerra si farà sempre più vicina e altro dolore si aggiungerà al già pesante bagaglio di Liesel.
 

Vi sono alcune pagine in questo romanzo talmente belle e commoventi che da sole meritano l’acquisto e la lettura del libro. Alcune critiche che sono state fatte sono anche comprensibili: la storia dei furti dei libri è marginale rispetto ad altre vicende e avrebbe meritato un approfondimento maggiore; probabilmente l’io narrante è un po’ troppo ingombrante, ma soprattutto risulta troppo simpatico e chiacchierone per il ruolo che ricopre.

 
 
Avrei voluto dire tante cose alla ladra di libri, parlarle della bellezza e della brutalità. Ma che cos’altro avrei potuto dire, che lei già non sapesse? Volevo spiegarle che da sempre mi capita di sovrastimare o sottostimare il genere umano .. di rado mi limito a stimarlo.
Volevo domandarle come potesse una medesima cosa essere terribile e splendida allo stesso tempo, e le sue parole dure e sublimi insieme. Nulla di tutto ciò mi uscì dalla bocca. Riuscii solamente a volgermi verso Liesel Meminger, per confidarle l’unica verità che conosco davvero. La dissi alla ladra di libri, e adesso la ripeto a te.
Sono perseguitata dagli esseri umani.
 
 
 
Quel che resta è una storia coinvolgente, emozionante e suggestiva. Da leggere.
 

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2 pensieri su “I libri ai tempi di Hitler: “La bambina che salvava i libri”, di Markus Zusak.

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