Desideravo leggere questo romanzo da diverso tempo, però anche questa volta la mia diffidenza iniziale ha giocato a suo sfavore, lasciandolo sospeso in quel limbo in cui finiscono le letture che continuo a rimandare. Il mio timore era che ricalcasse troppo le orme del celeberrimo Via col Vento di Margaret Mitchell, capolavoro letterario e cinematografico emblema di tutte le storie ambientate nel romantico sud. Mi sbagliavo di brutto, perchè Via col vento è ambientato durante la Guerra di Secessione americana mentre “Il mondo di Belle” racconta il periodo immediatamente precedente. Non esisteva ancora nessun conflitto tra nordisti e sudisti, tra Stati Uniti e Stati Confederati; la causa abolizionista non era ancora stata proclamata e Abramo Lincoln non era ancora nato. Ma soprattutto la storia si svolge in Virginia, una delle prime colonie britanniche dell’America settentrionale: altro che romantico sud! Stavo prendendo una cantonata pazzesca. Quindi trattandosi di una storia nuova ho abbandonato le idee che mi ero fatta e mi sono lanciata nella lettura, invogliata anche dalle numerose opinioni positive che accompagnano il romanzo da quando è stato pubblicato, nel 2013.
La storia si sviluppa nell’ arco di circa quindici anni, tra il 1792 e il 1807, ed affonda le sue radici in una delle grandi piantagioni di tabacco che all’ epoca prosperavano nelle ex colonie del nord america. La schiavitù faceva parte integrante dello stile di vita e della stratificazione sociale di tutti i paesi americani del tempo, era una realtà largamente diffusa ed accettata come un fatto naturale a cui era impossibile ribellarsi: i venti del cambiamento non soffiavano ancora, e nessuna idea di libertà era in procinto di sbocciare. Le persone di colore, deportate dalle colonie africane, venivano sfruttate e fatte lavorare in terribili condizioni per far prosperare le immense piantagioni che davano ricchezza ai latifondisti; potevano essere oggetto di contrattazione al pari del bestiame e i loro padroni avevano diritto di vita e di morte su di loro. Esistevano leggi severe che impedivano i matrimoni tra bianchi e neri, e l’unica possibilità che aveva una persona di colore per poter vivere una vita dignitosa era ottenere l’affrancamento dal proprio padrone: inutile dire che erano eventi molto rari, dettati da circostanze uniche nel loro genere. Dunque è questo il quadro storico e sociale in cui si collocano i personaggi della nostra storia, che daranno vita ad una saga familiare intensa e suggestiva. La scrittura in sè per sè non l’ho trovata niente di speciale, nel senso che l’autrice svolge bene il suo dovere ma non mi ha particolarmente colpita. L’elemento vincente è senza dubbio la storia narrata, interamente basata sulle vicende umane e sugli intricati legami affettivi che nascono all’ interno della piantagione di Tall Oak e che si sviluppano in un crescendo di drammaticità e colpi di scena. Le protagoniste principali sono due: Belle e Lavinia. Lavinia è una bambina sparuta di soli sette anni quando si ritrova catapultata in Virginia nella piantagione del Capitano Pike, dopo una lunga traversata dall’ Irlanda di cui non ricorda nulla. I suoi genitori durante il viaggio contraggono alcuni debiti con il capitano Pike ma purtroppo muoiono entrambi prima che potessero ripagarlo: Lavinia diventa così oggetto di scambio ed il capitano se ne appropria a titolo di risarcimento. Quando il capitano rientra alla piantagione da ordini alla servitù delle cucine di prendere sotto la loro ala protettrice la bambina, e la affida così a Belle. La cucina della casa padronale era un edificio distaccato da quello principale, perché all’ epoca capitava spesso che si verificassero incendi al loro interno e quindi per sicurezza venivano dislocate. Belle è la schiava mulatta che si occupa dei pasti della casa padronale, abile cuoca e grande lavoratrice, dotata di una bellezza intrigante e fuori dal comune. E’ la figlia illegittima del capitano, frutto dell’amore clandestino con una sua serva. L’uomo nutre un amore tenero e sincero nei confronti della ragazza e riesce a nascondere malamente questo sentimento, instillando negli altri membri della famiglia il dubbio che Belle fosse in realtà la sua amante. Questo è quello che pensa Martha, la sua giovane moglie, ed il primogenito Marshall, che da sempre nutre un odio profondo nei confronti della ragazza. Lavinia si lega a Belle in modo viscerale, e cominciano a considerarsi entrambe come madre e figlia.
Le pagine del libro sono un alternarsi tra i racconti di Lavinia, in cui domina la disarmante ingenuità della ragazzina, e quelli di Belle, sempre molto stringati, ridotti all’ essenziale ed estremamente lucidi. Lavinia vive con il disincanto del suo animo fanciullesco e pulito i rapporti affettivi che via via instaura all’ interno della famiglia di schiavi che l’ha di fatto adottata, mentre Belle è consapevole della sua condizione disgraziata e nonostante sia la figlia del padrone è costretta a vivere come una schiava qualsiasi, senza diritti ed esposta a soprusi di ogni tipo.

Purtroppo gli avvenimenti che si susseguono quando Lavinia da bambina si trasforma in una giovane ed affascinante ragazza sono tragici, una catena funesta che sembra non spezzarsi mai. I tempi dopo la morte del capitano Pike sono radicalmente cambiati, il figlio Marshall assume il controllo delle proprietà portando con sè un’ombra nera di odio che si sparge in tutta la piantagione, con conseguenze devastanti. Non solo la famiglia di colore di Belle subirà le conseguenze di questo cambiamento, ma la stessa discendenza Pike giungerà al capolinea. Nonostante questi picchi drammatici la storia non perde niente della sua bellezza originaria, anzi se possibile ne trae beneficio. I momenti di gioia e di condivisione, di amore e di fratellanza diventano ancora più intensi e commoventi, facendoci allargare il cuore. Alla fine di questa appassionante saga si intravede un barlume di speranza e di pace, quella speranza che anche nelle situazioni più buie persone splendide come Mamma Mae e papà George hanno sempre tenuto acceso, accogliendo tutti tra le loro grandi braccia.
Colore di bambino, padre, madre, niente importa. Noi siamo famiglia, ciascuno di noi bada agli altri. Famiglia ci rende più forti in momenti difficili. Siamo uniti, aiutiamo. Questo è significato di famiglia. Quando tu cresci, porti questo dentro di te.“
Un romanzo storico davvero buono si riconosce quando, leggendo, non abbiamo più la percezione della finzione narrativa. E’ un artificio che qualche volta non riesce, ma Kathleen Grissom è stata molto brava in questo e si intuisce chiaramente quanta preparazione e quanto studio ci sia stato dietro l’imbastitura di questa storia di donne straordinarie, che difficilmente dimenticherò.

Paola questa recensione mi ha completamente presa. Lo leggerò senz’altro questo libro! Già sento di amarli questi personaggi!!!! ❤
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Si Vitty, è impossibile non amarli…quando mi imbatto in storie come questa vengo completamente rapita e trasportata in un’altra dimensione. Una volta terminato questo starano viaggio resto immobile a riflettere su quanto ho appena visto accadere… Ho scritto “visto” e non “letto”, perchè certe volte è proprio come se fossi lì anche io. E questa è una di quelle volte…magia allo stato puro!
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